Dopo il grande successo ottenuto a Milano, la Galleria ha deciso di proseguire con la mostra di Mark Tobey “Armonie Interiori” anche nella sede di Napoli.
Opening venerdì 7 giugno ore 19:00 (fino al 20 luglio 2024).
La scelta di continuare con questo “racconto” nasce dalla solida collaborazione tra il gallerista Andrea Ingenito e l’Archivio Hachmeister (Münster – Germania), oltre che con alcune importanti collezioni private italiane e straniere, che hanno contribuito alla realizzazione di questa bellissima esposizione. L’obiettivo è quello di arrivare al rafforzamento della conoscenza di questo straordinario artista americano su tutto il territorio nazionale nella maniera più capillare possibile.
Un corpus di opere che si rinnova con l’arrivo di ulteriori lavori, oltre a quelli provenienti dalla mostra di Milano.
Una selezione che spazia tra le sfumature più sottili e simboliche dell’arte di Tobey, tra cui World of Stones del 1959, una bellissima tempera su carta esposta nel 1961 in occasione di una retrospettiva su Mark Tobey al Musée des Arts Décoratifs, Palais du Louvre; Sumi I del 1957, parte della serie dei lavori con inchiostro Sumi realizzati in quegli anni dall’artista.
L’artista ha lasciato un’impronta indelebile sull’arte contemporanea: è noto per essere stato un pioniere della pittura moderna e in particolare un precursore dell’espressionismo astratto americano che ispirò, pochi anni dopo, l’arte di Jackson Pollock. Quest’ultimo conobbe i lavori di Tobey attraverso una mostra personale alla Willard Gallery di New York nel 1944 e, qualche anno dopo, iniziò i suoi caratteristici lavori con la tecnica del “dripping” dando vita all’«action painting».
Nonostante l’ascesa dell’espressionismo astratto a New York, dopo la Seconda Guerra Mondiale, Tobey mantenne la sua caratteristica pittura meditativa, prediligendo il piccolo formato e rifiutando di allinearsi a qualsiasi gruppo artistico della città. La sua fama superò i confini nazionali, trovando risalto in Europa con mostre significative, quali alla Tate Gallery di Londra nel 1956 o le diverse mostre alla Galerie Beyeler di Basilea (per citarne alcune).
L’influenza di Tobey raggiunse successivamente artisti di fama internazionale come Mark Rothko, Willem de Kooning, Morris Graves, Lee Krasner e in anni successivi fu d’ispirazione anche all’arte di Keith Haring. Uno degli elementi distintivi dell’arte di Tobey era la sua abilità nello “scrivere” masse di calligrafie con pennelli sottilissimi, tempera e inchiostro Sumi, creando un “multiple space” definito attraverso la luce.
È così che nacque anche la tecnica del «white writing» (scrittura bianca), ispirata dai suoi viaggi in Cina e in Giappone e all’avvicinamento del culto religioso Baha’i, che trasforma la superficie della tela in un territorio multidimensionale e dinamico.
Tobey ha catturato l’essenza dell’esperienza umana in modo non verbale, trasmettendo emozioni attraverso forme e colori che vanno oltre il mero linguaggio. Ha lasciato un’eredità duratura nel mondo dell’arte, sviluppando uno stile unico che abbraccia diverse fasi creative e influenze culturali.
Un’ esplorazione di temi di spiritualità e interconnessione umana, intrisa di simbolismo e che trasmette un senso di armonia e pace interiore.