Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995) esponente dell’Arte Informale. Dopo la laurea in medicina, conseguita nel 1940, si arruola come ufficiale medico durante la Seconda Guerra Mondiale. Fatto prigioniero in Tunisia dagli americani, viene recluso nel campo di concentramento di Hereford in Texas, dove comincia a dipingere.
Tornato in Italia nel 1946, si trasferisce a Roma, dove nel 1947 tiene la sua prima personale alla galleria La Margherita e l’anno successivo, nella stessa galleria, espone le prime opere astratte: Bianchi e Catrami.
Nel 1949 realizza SZ1, il primo Sacco stampato e nello stesso periodo partecipa alla fondazione del Gruppo Origine, movimento che ha l’obiettivo di superare l’accademismo astratto. Dopo il 1957 Burri presenta i Legni, le Combustioni, i Ferri nelle mostre che si tengono in alcune città americane. Agli inizi degli anni sessanta si segnalano in successione ravvicinata le prime ricapitolazioni antologiche a Parigi, Roma, L’Aquila, Livorno, e poi a Houston, Minneapolis, Buffalo, Pasadena, che, con il nuovo contributo delle Plastiche, diventano vere e proprie retrospettive storiche a Darmstadt, Rotterdam, Torino e Parigi (1967-1972). Gli anni ’70 registrano una progressiva rarefazione dei mezzi tecnici e formali verso soluzioni monumentali, dai Cretti (terre e vinavil) ai Cellotex (compressi per uso industriale), mentre si susseguono le retrospettive storiche: Assisi, Roma, Lisbona, Madrid, Los Angeles, San Antonio, Milwaukee, New York, Napoli.
Nel 1964 vince il Premio Marzotto. In parallelo si dedica anche al teatro, per il quale realizza le scenografie per Spiritualis a La Scala di Milano nel 1963, per November Steps a l’Opera di Roma nel 1972 e Tristano e Isotta a Regio di Torino nel 1975.
Nel 1973 Burri riceve dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio Feltrinelli per la Grafica “per la qualità e l’invenzione di una grafica realizzata con mezzi modernissimi“. Il premio viene devoluto dall’artista per il restauro del ciclo di affreschi di Luca Signorelli nell’Oratorio di San Crescentino a Morra di Città di Castello. Negli anni Ottanta Alberto Burri espone in tutto il mondo le sue opere, da New York, a Parigi, a Nizza e a Roma.
In Italia le sue opere sono esposte principalmente in due musei a Città di Castello: a Palazzo Albizzini, inaugurato nel 1981 e agli Ex Seccatoi del Tabacco, che ospitano i grandi cicli pittorici dell’artista, inaugurato nel 1990.
Nel dicembre 1994 viene celebrata la donazione Burri agli Uffizi, che comprende oltre al quadro Bianco e Nero tre serie di opere grafiche. Sempre nel 1994 Burri partecipa alla mostra The Italian Metamorphosis 1943-1968 presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Dall’ 11 maggio al 31 giugno ’94 presso la Pinacoteca Nazionale di Atene viene presentato il ciclo Burri il Polittico di Atene, Architetture con Cactus, che verrà esposto in seguito presso l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid (1995). Le sue opere sono esposte in alcuni fra i più importanti musei del mondo: il Centro Georges Pompidou a Parigi, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, la Tate Gallery di Londra, la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, Il Castello di Rivoli (TO),il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
Burri muore a Nizza nel 1995, un mese prima del suo ottantesimo compleanno.
- Alberto_Burri-Museo_di_Capodimonte-Serigrafia_su_cartone_pressato_(cellotex)-89.5x64_cm-1978